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STANZE

  /  2016   /  Tre lai

di Giovanni Testori
balbettii d’amore o trislaiada
con Federica Fracassi
a cura di Renzo Martinelli
produzione Teatro i
prima assoluta

martedì 7 e mercoledì 8 giugno 2016 – ore 19.30
showlab di Donatella Pellini
via Morigi, 9 – Milano

A mano a mano che il tempo passa – sono trascorsi 23 anni dalla sua morte – la figura di Giovanni Testori si va sempre più distaccando dal panorama del suo tempo per assumere una dimensione in qualche modo assoluta: se è ormai assodato che lo scrittore di Novate è stato uno dei più grandi drammaturghi italiani del ‘900, resta comunque sorprendente il fatto che, ogni volta che ci si accosta alle sue opere, esse sembrano sempre svelare qualcosa di nuovo e di segreto, qualcosa che non si era ancora scoperto e ci colpisce come una ferita.

I tre lai, come tante altre delle sue creazioni linguistiche, sono stati rappresentati più volte in questi anni da vari artisti e nelle più diverse chiavi: e tuttavia quel dolore strettamente mescolato a una rasserenante riscoperta degli incanti della vita, estremo lascito poco prima della fine, si rigenera ogni volta e continua a parlare allo spettatore di oggi.

Dopo avere affrontato gli incalzanti versi di Patrizia Valduga e i Canti Orfici di Dino Campana, Federica Fracassi si accosta per la prima volta alla parola poetica di Giovanni Testori.

Per accogliere in una degna cornice questo primo importante inizio di percorso, Stanze propone un luogo normalmente chiuso al pubblico: lo showlabdi Donatella Pellini, straordinaria creatrice di bijoux che sono raffinatissima espressione di un’arte unica e inimitabile.

“Giovanni Testori scrive i Tre lai negli ultimi mesi di vita.
Sono tre lamenti d’amore, tre canti inconsolabili e disperati di donne che si scontrano con un’assenza: Cleopatra, con il suo amore prepotentemente vissuto e poi amaramente perduto per il generale romano Antonio; Erodiade, straziata dalla sottrazione infinita, dall’amore mai consumato per il profeta Giovanni; e l’amore puro e disinteressato di Maria per il figlio Gesù, durante il Calvario.
Teatro i inaugura un primo percorso di avvicinamento all’universo testoriano, un’iniziale indagine sulla lingua dell’autore in vista della messinscena integrale di uno di questi canti.
Stanze è l’occasione per balbettare i Tre Lai, per iniziare a pronunciare le parole di Testori, per un accostamento parziale sì, ma totalizzante, al martirio interiore di tutte le tre figure, come se fossero indissolubili.
I loro tre troni saranno reinventati fuori dal teatro, a partire da uno spazio regale come quello dell’atelier Pellini, dove si creano da decenni sublimi e rarissimi gioielli d’arte e che offre un’occasione di straniamento dal meccanismo teatrale, di maggiore vicinanza al pubblico che com-patisce, e al tempo stesso un abitare raro e calzante, che il teatro non potrebbe offrire.
La lingua testoriana è qui un impasto sonoro che restituisce attraverso un magma di ripetizioni e assonanze, di diminuitivi grotteschi e ironiche storpiature un universo profondamente tragico e gli abissi d’amore delle tre protagoniste, tra bestemmie e preghiere”

(la compagnia)

Federica Fracassi, interprete sensibile alle nuove drammaturgie, votata alle scritture più visionarie, feroci, poetiche degli ultimi anni, fin dagli esordi disegna un percorso indipendente nel panorama del teatro di ricerca. Si forma giovanissima alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e segue il lavoro di Carmelo Bene, Luca Ronconi, Thierry Salmon, Romeo Castellucci, Cesare Ronconi. Fonda insieme al regista teatrale Renzo Martinelli la compagnia Teatro Aperto, oggi Teatro i, che gestisce l’omonimo spazio a Milano. In teatro ha lavorato tra gli altri con Valerio Binasco, Valter Malosti, Antonio Latella, Luca Micheletti e ha ricevuto numerosi premi come miglior attrice protagonista: Premio Ristori, Premio Olimpici del Teatro, Premio della Critica, Menzione d’onore e Premio Eleonora Duse, Premio Ubu.
Al cinema esordisce nel 2010 in Happy Family di Gabriele Salvatores, seguono tra gli altri Bella addormentata di Marco Bellocchio e Un giorno devi andare di Giorgio Diritti (2012), Il capitale umano di Paolo Virzì (2014), Antonia di Ferdinando Cito Filomarino, La vita oscena di Renato De Maria, Sangue del mio Sangue di Marco Bellocchio (2015).

Renzo Martinelli regista, è direttore artistico di Teatro i, compagnia di produzione che gestisce dal 2004 l’omonimo spazio teatrale a Milano. Le regie di Martinelli privilegiano un’autonoma costruzione scenica in costante dialogo con una drammaturgia della contemporaneità. Tra i suoi numerosi lavori ricordiamo: Lenti in amore da Marguerite Duras (1996) selezionato alla prima edizione di Scena prima; La Santa di Antonio Moresco (2000) vincitore del premio Sette spettacoli per un nuovo teatro italiano per il 2000; Sinfonia per corpi soli – omaggio a Sarah Kane (2001) che ha ottenuto importanti riconoscimenti nell’edizione 2002 dei Premi Ubu; Kamikaze (2004) selezionato per il progetto Petrolio di Mario Martone; Prima della Pensione di Thomas Bernhard (2006) per il quale Federica Fracassi ha ricevuto la menzione d’onore quale migliore attrice emergente al Premio Duse 2006; Incendi di Wajdi Mouawad, Hilda di Marie NDiaye e Lotta di negro e cani di Bernard-Marie Koltès; la trilogia Innamorate dello spavento di Massimo Sgorbani composta da Blondi (prodotta dal Piccolo Teatro di Milano), Eva (1912-1945), Magda e lo spavento; la messinscena dei testi inediti di Francesca Garolla N.N., Se non fossi stata Ifigenia sarei Alcesti o Medea, Non correre Amleto. Ultime produzioni sono: C’è un diritto dell’uomo alla codardia – omaggio a Heiner Müller e Piangiamo la scomparsa di Bonn Park di Bonn Park. Teatro i nel 2006 ha vinto il premio Hystrio-Provincia di Milano.


Foto Lorenza Daverio

Atelier di Donatella Pellini

L´atelier di Emma Caimi Pellini nasce a Milano nel 1947. Nel 1950 Emma Pellini partecipa alla Triennale di Milano vincendo il II° e il III° premio all´esposizione “Imitazione del gioiello”. Nel 1951 viene invitata a esporre le sue creazioni a New York da Saks Fifth Avenue. Nel 1964 la figlia Carla continua la sua attività a Palazzo Belgiojoso, in via Morigi, dove ancora oggi sorgono il negozio e lo showroom. Nell’atelier di famiglia Donatella apprende l’arte del bijou e la reinterpreta con una visione contemporanea. Negli anni ´80 inizia a esporre le collezioni di bijoux in plexiglass, pvc e rhodoid da Bergdorf Goodman e Saks Fifth Avenue a New York, da Neiman Marcus a Dallas e Los Angeles. Donatella si fa conoscere per la sperimentazione sulla resina che è ancora oggi la caratteristica dell´azienda Pellini, tecnica moderna ma di tradizione artigianale.

Atelier di Donatella Pellini


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