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STANZE

  /  2013   /  A. [studio per una Giselle d’appartamento]

di Camilla Parini e Anita Faconti
con Anita Faconti
Collettivo Ingwer
musica di Andrea Carlo Fardella

lunedì 8 aprile 2013 – ore 19.00, 20.00 e 21.00

Casa privata – Milano

A. [studio per una Giselle d’appartamento] continua a essere una performance- studio che va mutandosi con noi, con i nostri interessi, le nostre curiosità e le nostre riflessioni in merito all’atto performativo.
In questo momento del percorso con Giselle la nostra attenzione è rivolta in maniera particolare allo spazio inteso come luogo altro rispetto alla scena teatrale. Di conseguenza, stiamo indagando su come lo spazio possa influenzare tanto il linguaggio scelto per la performance quanto lo spettatore e la sua maniera di assistervi.
A tal proposito, l’attuale versione di Giselle sarebbe pensata per un solo spettatore alla volta ma, per ragioni diverse, questa sera non è possibile mettere in pratica questa versione. Vi chiediamo comunque di immaginarvi un po’ soli, spettatori unici, tra le mura di uno spazio intimo e quotidiano, nella condivisione di un’attesa.
Della storia originale di Giselle gli elementi che abbiamo estrapolato e sui quali abbiamo voluto indagare sono stati principalmente: il vuoto, l’attesa e il ciclico reiterarsi di una condizione.
La nostra Giselle è il ritaglio di uno spazio-tempo alterato dal ricordo di qualcosa o di qualcuno che, a poco a poco, non si sa più come riportare alla memoria.
Abbiamo scelto di utilizzare un linguaggio fisico essenziale, gestuale e quotidiano, mentre, per quel che concerne la parola, ci siamo “scoperte” a utilizzare una lingua straniera. L’incapacità di capirsi, ma forse, la possibilità di comprendersi lo stesso.
(Camilla Parini e Anita Faconti)

Ma chi era Giselle?
Il progetto prende spunto da un balletto romantico dell’Ottocento. La protagonista del titolo è una contadinella nel pieno della sua giovinezza che adora ballare e che ignora che Albrecht, l’uomo di cui è innamorata, è in realtà un nobile già promesso sposo a un’altra donna.
Alla scoperta dell’inganno, data la sua già cagionevole salute, Giselle muore di crepacuore.
La leggenda delle Villi – spiriti di donne morte per sofferenze d’amore – vuole che queste vaghino nei boschi, di notte e facciano danzare fino a un mortale sfinimento gli uomini che incontrano.
Giselle, a sua volta prigioniera di queste creature ultraterrene, impedirà che Albrecht, l’uomo che l’ha tradita ma che lei non ha mai smesso di amare, muoia per volontà delle Villi.
Grazie a Giselle, Albrecht si salverà danzando fino all’alba, quando la luce del giorno scaccerà questi spiriti della notte.

Camilla Parini nasce a Lugano (Svizzera) nel 1984. Nel 2004 inizia un percorso formativo e professionale con il Teatro delle Radici (Lugano) diretto da Cristina Castrillo e Bruna Gusberti con il quale tutt’ora continua a lavorare come attrice (insieme a loro ha già viaggiato in Svizzera, Italia, Argentina, Cuba, Perù, Ecuador e Danimarca). Parallelamente agli studi artistici, nel 2008 si laurea come operatrice sociale presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI-DSAS) di Lugano.

Anita Faconti nasce a Bolzano nel 1989 dove consegue gli studi al liceo artistico.

Camilla Parini e Anita Faconti si diplomano insieme nel 2012 presso la Milano Teatro Scuola Paolo Grassi seguendo il corso triennale di Teatrodanza coordinato da Marinella Guatterini.
La collaborazione tra Anita e Camilla nasce nel 2011 con il progetto A. [studio per una Giselle], performance presentata inizialmente all’interno della Scuola Milano Teatro Paolo Grassi e in seguito al festival di Bolzano Danza in una versione adattata sia per spazi pubblici all’aperto che per abitazioni private.
Nel 2012 ritornano a lavorare a Bolzano Danza con Ristretto Liscio, ancora una volta una performance urbana. Inoltre riprendono A. [studio per una Giselle] elaborandone una nuova versione A. [studio per una Giselle d’appartamento] presentata finora solo a Lugano.
Nel 2012 si costituiscono – non ufficialmente – nel gruppo Collettivo Ingwer.



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