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STANZE

  /  2013   /  Invidiatemi come io ho invidiato voi

un’ipotesi di lavoro di Tindaro Granata
con Mariangela Granelli (Angela, la madre della bambina)
Francesca Porrini (Francesca Poletti, la cognata)
e Tindaro Granata (Agostino Poletti, il padre della bambina)

27 e 28 maggio 2013 – ore 21.15
Case private – Milano

Invidiatemi come io ho invidiato voi, realizzato in forma di studio per Stanze, è un progetto autonomo che prende spunto dallo spettacolo la cui prima nazionale avrà luogo in giugno al Festival delle Colline Torinesi.
La storia raccontata si ispira a un fatto di cronaca realmente accaduto pochi anni fa, la vicenda terribile di una bimba di pochi anni violentata e uccisa dall’amante della madre, la quale, come si coglie fra le righe, non ignorava forse del tutto le inclinazioni dell’uomo.
Il pubblico di Stanze assisterà al processo giudiziario – amplificato per via mediatica – che ha riguardato questo episodio di cronaca con una modalità completamente diversa rispetto alla versione prevista per il debutto torinese. Qui ogni spettatore entrerà più direttamente nella vita privata dell’imputato o degli altri personaggi. I protagonisti dello spettacolo accoglieranno il pubblico al suo arrivo nell’appartamento, e lo separeranno in due gruppi distinti a cui verrà raccontata, contemporaneamente, una storia diversa.
Infine, il pubblico verrà di nuovo riunito in un’unica platea per assistere a uno spaccato di quotidianità che suggerisce quale potrebbe essere la verità sull’accaduto, chi potrebbe avere ragione e chi no. Ma soprattutto gli spettatori saranno del tutto partecipi dell’azione e incapaci di dare un giudizio su ciò che accade, perché di volta in volta si sentiranno colpevoli o innocenti, proprio con lo stesso stato d’animo delle figure che stanno osservando.
Il gioco non assomiglia però al meccanismo tipico dei gialli, per cui si deve necessariamente individuare il colpevole. Si tratta piuttosto di uno smascheramento dei meccanismi comportamentali che ognuno di noi attua nel quotidiano.
Non ci si lasci ingannare dalla crudezza dell’argomento: la vicenda viene affrontata da Tindaro Granata, regista, autore e interprete allo stesso tempo, molto da vicino (non vengono risparmiati i particolari, talvolta anche scabrosi) e molto da lontano, attraverso la descrizione – per lo più anche ironica e lieve – dei caratteri dei personaggi e dei rapporti che intercorrono fra loro.
E proprio questa rete, lentamente intessuta fra i protagonisti della storia, diventa l’asse portante dello spettacolo. Solo alla fine si riesce, forse, a capire chi davvero ha fatto cosa.


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